Kierkegaard , Le parole chiave
Singolo vs la Ragione (in particolare hegeliana) che lo assorbe e lo dissolve
Soggettività della verità vs oggettivismo (la verità è tale quando è per me)
La possibilità e la sua relazione con il Nulla e la Libertà
Il Cristianesimo e la valorizzazione della singolarità dell'uomo nel suo rapporto esclusivo con Dio
Aut-aut
La vita estetica e il suo sbocco nella disperazione
La vita etica che implica l'assunzione del dovere come orizzonte (anche se le regole sono esterne) e la responsabilità verso tutto il proprio passato che porta al pentimento. Nel pentimento avviene l'apertura a Dio: “il pentimento dell'individuo coinvolge se stesso, la famiglia, il genere umano, finché egli si ritrova in Dio. Solo a questa condizione egli può scegliere se stesso.”
Timore e tremore
Tra vita etica e vita religiosa non c'è continuità: la fede comporta un salto; essa è assurda.
La vicenda di Abramo
Kierkegaard e il cristianesimo
Kierkegaard polemizza con le confessioni cristiane e rimprova loro di aver ridotto la fede a una precettistica morale e a una dottrina filosofica (qui sta in particolare il pericolo della filosofia hegeliana) in cui Dio diviene un ente razionale, e l'essere cristiani un fatto di cultura (abitudini, tradizioni, ecc.)
Kierkegaard parla di “ateismo cristiano” che identifica nella ricerca della felicità finita (nei beni umani) per paura della verità e della morte per le quali è necessario vivere l'angoscia (la fede è certezza angosciosa). Bisogna tornare alla vita cristiana delle origini, fatta di abnegazione e ascesi.
Il concetto di angoscia
Si analizza il rapporto dell'uomo con il mondo
L'angoscia si distingue dalla paura (che nasce dall'eventualità di un male determinato) perché è puro sentimento del possibile.
Adamo, l'innocenza, la tentazione angosciante della possibilità di potere. Le infinite esistenze che precipitano nel nulla. La scelta di Adamo e il peccato con cui l'angoscia diviene consapevolezza della possibilità di peccare.
La malattia mortale
Il tema è la disperazione e non riguarda più il rapporto con il mondo, ma con se stesso.
L'io può scegliere se stesso (la propria finitezza), senza però aver pace.
Ma può anche scegliere di non essere se stesso: così si pone in una condizione impossibile perché vuole rompere con il rapporto con sé che è costitutivo del suo io.
Questa è la malattia mortale questa penosa incapacità di dare una soluzione al problema del rapporto con sé, nella quale moriamo e non moriamo: morire la morte è vivere sperimentando la morte.
Disperazione e fede
Dalla disperazione si apre la via verso la grazia
La totale solitudine pone il singolo di fronte a Dio e alla possibilità della scommessa (Pascal) nella fede nell'assolutamente trascendente rispetto al mondo (al conformismo della comunità e alle convenienze individuali)
L'incarnazione di Cristo (un assurdo per la ragione in quanto implica l'eternità immutabile che entra nel tempo, si fa storia) apre alla fede, che è una rivoluzione interiore contro l'ordine costituito (qualsiasi sia) perché guarda oltre esso (non è di questo mondo) ma per questo entra in conflitto con il mondo.
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