Lettori fissi

lunedì 11 aprile 2011

Totalitarismi e democrazie

Totalitarismi e democrazie
Negli anni trenta si diffonde in Europa la sfiducia nei regimi liberal-democratici
I regimi di ispirazione fascista si basavano sull'idea di un nuovo ordine politico-sociale (potere nelle mani del capo, gerarchia, controllo ideologico-culturale, inquadramento nelle organizzazioni di massa) e sul perseguimento di una terza via tra capitalismo e comunismo
Totalitarismi e democrazie
I fascismi ottennero un vasto appoggio da parte dei ceti medi
Rispetto alla società di massa i regimi d'ispirazione fascista mostrano un atteggiamento ambivalente (rifiuto/esaltazione), accompagnato dal programma di riplasmare l'uomo attraverso un controllo totalitario della società e della cultura
Totalitarismi e democrazie
L'avvento del nazismo:
Fallito colpo di stato 1923 a Monaco
Fino al 1929 il Nsdap resta minoritario
Il ricorso alla violenza e il ruolo delle SA di Ernst Rohm
Accantonamento delle rivendicazioni anticapitalistiche ma mantenimento degli altri obiettivi: discriminazione verso gli ebrei, denuncia del trattato di Versailles, unificazione dei tedeschi nella “grande Germania
Totalitarismi e democrazie
In seguito alla grande crisi del '29, il Cancelliere Bruning convocò nuove elezioni (settembre '30) che videro il successo dei nazisti (18,3%) e dei comunisti
L'approfondimento della crisi diede nuovi argomenti ai nazisti che nel '32 riuscirono a ottenere il 37% dei voti sulla candidatura di Hitler, che quindi fu sconfitto dal presidente uscente Hindemburg solo grazie al sostegno dei partiti democratici
Totalitarismi e democrazie
Nelle successive elezioni i nazisti confermarono la loro forza (con una flessione in quelle di novembre 33%), ma beneficiarono di un atteggiemento sempre più accondiscendente da parte dei goversi (Von Papen e Von Schleicher), dei militari e la grande industria
Il 30 gennaio '33 Hitler viene incaricato di formare un governo di coalizione, i ministri nazisti erano solo tre. (analogie con l'Italia)
L'incendio de Reichstag, misure eccezionali, nuove elezioni e pieni poteri
Totalitarismi e democrazie
La fine del pluralismo e il nazismo al 92%
La notte dei lunghi coltelli (giugno 1934) e le sue motivazioni
Morte di Hindemburg e Hitler Fuhrer
Le organizzazioni di massa (Hitlerjugend, Fronte del lavoro)
Le leggi di Norimberga (settembre 1935) e la notte dei cristalli 9 novembre 1938)
Totalitarismi e democrazie
Le pratiche eugenetiche (anche in USA e Svezia) e difesa della purezza razziale
Concordato con la Chiese cattolica e accordo con quelle protestanti (esclusa una minoranza: Chiesa confessante)
I lager, la ripresa economica (lavori pubblici, ecc.) la politica estera, la propaganda e la liturgia di massa
Totalitarismi e democrazie
Ungheria (Horthy 1920)
Polonia Pilsudki 1926)
Austria (Dollfuss 1934)
Bulgaria e Jugoslavia
Spagna (Primo de Rivera)
Portogallo (Salazar 1932)
Totalitarismi e democrazie
L'Urss dalla fine degli anni '20
La fine della Nep e l'impulso all'idustria pesante
Collettivizzazione dell'agricoltura e eliminazione dei kulaki
La grande carestia: repressione e sterminio per fame
Piani quinquennali: successi e costi
Lo stachanovismo
Totalitarismi e democrazie
Lo Stalinismo
Le interpretazioni del fenomeno (continuismo o deviazione? Trotzkij)
Il controllo della cultura e il “realismo socialista”
Le “grandi purghe”: 1934, 1936, 1937... Il Gulag
Il mito resiste...
Totalitarismi e democrazie
La politica estera: Hitler avvia la politica revisionista: ritiro dalla conferenza di Ginevra dalla Società delle Nazioni (1933): contro lo “spirito di Locarno”). Tentativo di annettere l'Austria (assassinio di Dollfuss)
Conferenza di Stresa e rottura del fronte da parte di Mussolini
Svolta URSS (ingresso nella S.delle N. '35) e fronti popolari
Totalitarismi e democrazie
I governi di fronte popolare in Francia (Blum) e Spagna
Militarizzazione della Renania (1936)
Crisi del governo Blumm dopo le riforme: aumenti salariali, settimana di 40 ore, ferie pagate crisi economica e dimissioni (1937)

La grande crisi economica del '29

La grande crisi. Economia e società negli anni '30
Gli anni '20: crescita economica, nuovi consumi (automobili, elettrodomestici, consumi standardizzati, ecc.), nuovi costumi ( vedi la moda femminile, le “maschiette o flappers), jazz, ecc.

La grande crisi. Economia e società negli anni '30
Sono anche gli anni dell'isolazionismo (gli USA non partecipano alla Società delle Nazioni) e del conservatorismo contro gli immigrati europei, del proibizionismo e del razzismo
La grande crisi. Economia e società negli anni '30
Si tratta peraltro di una crescita economica fragile, minata dalla crisi dell'agricoltura, dalle forti differenze di reddito, dalla insufficiente capacità di assorbimento dei beni prodotti e dalla speculazione finanziaria
La grande crisi. Economia e società negli anni '30
Il crollo delle quotazioni nella borsa di Wall Street provocò una crisi economica a causa generale anche a causa degli intrecci tra banche e industrie e per il diffondersi del panico tra i risparmiatori
La grande crisi. Economia e società negli anni '30
La crisi si propagò al resto dell'economia mondiale, strettamente legata a quella americana, perché le autorità americane adottarono politiche protezionistiche e sospesero la concessione di crediti ai paesi europei
La grande crisi. Economia e società negli anni '30
I paesi europei più colpiti furono l'Austria e la Germania, ma anche l'Inghilterra fu costretta a svalutare la sterlina.
Le politiche di austerità fallirono ovunque, accentuando inoltre disoccupazione e miseria
Sia in Francia che in Gran Bretagna, la crsi accentuò i probvlemi politici, provocando instabilità (1) e la scissione nel partito laburista (2)e il governo di unità nazionale
La grande crisi. Economia e società negli anni '30
La Germania fu il paese che pagò più caro il presso della crisi: i socialdemocratici furono esclusi dal governo e la politica del cancelliere cattolico Bruning provocò 6 milioni di disoccupati, aprendo la strada all'affermazione del partito nazista
La grande crisi. Economia e società negli anni '30
Nel Novembre '32 F. Delano Roosevelt vinse le lezioni presidenziali, e avviò una politica (New Deal) caratterizzata da un energico intervento dello Stato nell'economia:
Risatrutturazione del sistema creditizio, svalutazione del dollaro, aumenti dei sussidi di disoccupazione, concessione di prestiti ai debitori
Agricoltural Adjustement Act
National Industrial recovery Act
Tennessee Valley Authority
La grande crisi. Economia e società negli anni '30
Nel '34 gli investimenti erano ancora stagnanti e i disoccupati 11 milioni; il governo intensificò la spesa pubblica, riformò il fisco, introdusse il diritto alla pensione di vecchiaia per i lavoratori e diede più potere ai sindacati
La grande crisi. Economia e società negli anni '30
Nel relativo successo di Roosevelt ebbe un certo peso la sua capacità di usare i mezzi di comunicazione per infondere speranza
Il rapporto del New Deal con la teoria keyneisna
La grande crisi. Economia e società negli anni '30
La crisi non impedì lo sviluppo dei consumi di massa, anche se la distanza tra ricchi e poveri aumentò. La dimninuzione dei prezzi, specie agricoli, migliorò le condizioni di coloro che avevano mantenuto l'occupazione
Continuarono a diffondersi nuocìvi consumi (auto, elettrodomestici, vacanze) e a crescere le città
La grande crisi. Economia e società negli anni '30
Gli anni trenta videro la diffusione dei mezzi di comunicazione di massa (radio e cinema), della pubblicità, dello svago.
La politica si impadronì dei nuovi media

sabato 9 aprile 2011

Hegel, il Sistema

Hegel: il Sistema

Logica Essere- Essenza- Concetto
Filos. Della Natura Meccanica- Fisica -Organica
Filos. Dello Spirito Spirito soggettivo – S. oggettivo – S. assoluto
La Filosofia dello Spirito
Lo Spirito coincide con il ritorno a sé dell'idea che riemerge dall'oggettività estraniata della Natura; è il prendere coscienza di sé come libertà
L'esposizione della filosofia dello Spirito è contenuta nell'Enciclopedia (in breve), mentre allo spirito oggettivo e a quello assoluto sono deidicate molte opere del periodo berlinese (Lineamenti di Filosofia del Diritto, Lezioni sulla Storia della Filosofia e della Filosofia della Storia)
Lo Spirito Soggettivo
Antropologia
Fenomenologia
Psicologia
Antropologia
Lo Spirito è ancora immerso nel corpo: è vita che si esprime nell'attività sensoriale, nelle abitudini, nel temperamento, nel carattere. Tutto ciò resta ai margini della coscienza
Fenomenologia (vedi anche le slide sulla Fenomenologia dello spirito)
Emerge la coscienza come un che di distinto dal mondo; la coscienza riferisce il mondo a se stessa (è il percorso che abbiamo visto nella Fenomenologia dello Spirito, ma meno complesso)
Psicologia
Attraverso il conoscere e l'agire non più irrigiditi nelle forme rigide della tradizione, lo Spirito si riconosce come libertà: l'agire si mostra come autodeterminazione.
Il Passaggio allo Spirito Oggettivo
Per potersi compiutamente realizzare, lo Spirito Soggettivo deve superare la sua dimensione individuale e integrarsi nelle istituzioni storiche nelle quali l'Io diventa Noi, istituendo i rapporti con gli altri per mezzo dei quali diviene concretamente libero. I rapporti sono giuridici, etici, economici, ecc.
Lo Spirito Oggettivo (vedi slide specifiche)

Diritto Astratto
Moralità
Eticità

Spirito Assoluto
Essendosi realizzata come come realtà storica collettiva, lo Spirito diviene pienamente autocosciente: Spirito Assoluto, cioè l'idea in sé e per sé che si realizza attraverso il sapere umano, nei tre momenti

Arte
Religione
Filosofia
Arte
L'arte non è opera individuale, è sempre manifestazione di un popolo e di un'epoca: è in quel contesto acquisisce il suo significato
Hegel distingue tre momenti successivi che esprimono tre forme differenti il rapporto tra forma e contenuto spirituale dell'opera d'arte: a)arte simbolica; b)arte classica; c)arte romantica
Arte simbolica
In questo stadio la forma sensibile domina sul contenuto spirituale, che non riesce a esprimere compiutamente, se non in forma simbolica (come le piramidi). È l'arte orientale.
Arte classica
Forma e contenuto sono in equilibrio, in particolare nella rappresentazione del corpo umano (come nelle statue di Fidia) che è quella che meglio esprime lo Spirito. È l'arte del mondo greco-romano
Arte romantica
Di nuovo forma e contenuto sono in squilibrio: il contenuto è sovrabbondante ela forma sensibile non riesce a rapppresentarlo; nel Romanticismo l'arte si esprime nelle discipline più spirituali e stratte (musica, poesia, pittura)
La morte dell'arte
Nessuna forma d'arte è capace di esprimere pienamente l'Assoluto. La consapevolezza di questa insufficienza porta alla morte dell'arte, cioè al suo superamento nella Religione
Religione
La religione rappresenta l'assoluto non in forma sensibile, ma nella cosceinza, in modo soggettivo.
Anche la religione evolve nella storia in tre momenti
La religione naturale (orientale)
Individualità spirituale (politeismo greco romano e giudaismo)
Cristianesimo
Dalla Religione alla Filosofia
La religione ha un limite intrinseco: si fonda sulla fede e sulla devozione.
Risulta quindi inferiore alla Filosofia che si basa sul pensiero dell'Assoluto
Solo con la Filosofia l'assoluto è compreso da un sapere concettuale.
Filosofia
La Filosofia come momento conclusivo dello spirito coincide con la sua storia, cioè con la riflessione umana attraverso cui lo Spirito diviene consapevole di sé.
Nessuna filosofia può superare i limiti della propria epoca di cui esprime la razionalità specifica
Il vero è l'intero. La filosofia è la sua storia, cioè il divenire concreto della sua ricerca

Hegel, lo Spirito oggettivo

Hegel – Lo Spirito Oggettivo
Nel momento oggettivo lo Spirito non è più una realtà individuale, ma un'istituzione storica, un'organizzazione etico-politica umana che sopravvive agli individui che l'hanno prodotta e preesiste loro
I tre momenti dello Spirito Oggettivo
Essendo una realtà oggettiva esterna all'individuo lo spirito si pone inizialmente come necessità, dovere. Perciò il primo momento è quello del
Diritto astratto
il secondo è quello della
Moralità
il terzo quello dell'
Eticità
(pag. 941)
Diritto
Il diritto si compone di norme esplicite (le leggi scritte) e di norme implicite (costume). Il diritto non è altro che la volontà dell'individuo che si è storicamente resa oggettiva e si articola in tre momenti:
Proprietà
Contratto
Diritto contro il torto
(pag.941,42)
I tre momenti del diritto e il passaggio alla moralità
La proprietà è il fondamento perché mette in comunicazione l'individuo con gli altri
Il riconoscimento reciproco genera il contratto
Il contratto violato pone l'esigenza del diritto contro il torto, che ripristina il diritto violato mediante una costrizione e una pena che a loro volta violano i diritti del reo.
Di fronte a questa contraddizione il diritto reclama di essere intreeriorizzato e diviene Moralità
(pag. 942)
La moralità
I tre momenti della moralità sono:
Proposito
Intenzione e benessere
Bene e male
a differenza di Kant, la moralità hegeliana non è unI fatto individuale, ma l'interiorizzazione delle norme che disciplinano le relazioni tra individui (deriva dal diritto). Perciò è prima di tutto responsabilità e capacità di distinguere il bene dal male
(pag.942)
L'Eticità
I tre momenti dell'Eticità sono:
Famiglia
Società civile
Stato
La separazione tra il bene e il soggetto che lo vuole è superata nell'eticità, nella quale il bene è effettuale nelle forme istituzionali della famiglia, società civile, Stato. La moralità se resta su un piano individuale non giunge alla piena maturità di sé, che è storica e sociale. Solo se diviene Ethos, cioè costume di un popolo (Wolk) essa è in grado di formare, anche inconsapevolmente, l'individuo, superando la scissione propria della moralità.
(pagg. 942,43)
La famiglia
Non è soltanto il risultato di un contratto (Kant) ma anche un organismo etico fondato sull'autorità paterna, cui moglie e figli sono sottoposti. Fondata sull'amore, è un'unica persona in cui sono fusi insieme i suoi membri. I tre momenti della famiglia sono: i matrimonio, patrimonio, educazione dei figli.
L'educazione familiare
È proprio nell'educazione familiare dei figli che emerge la famiglia come condizione per l'affrancamento dall'elemento sensitivo e naturale, poiché con l'educazione i figli sono condotti all'autonomia e alla libertà che caratterizzano la persona etica. Con ciò l'individuo emerge dalla naturalità e entra nella spiritualità.
Quella di Hegel, peraltro, è una pedagogia fondata sulla disciplina (vs Rousseau)
La società civile
Per Hegel la società civile è il momento negativo che media (cioè mette in comunicazione) gli interessi individuali, che però restano reciprocamente estranei gli uni agli altri: individui reciprocamente dipendenti per il soddisfacimento dei bisogni, ma reciprocamente estranei, isolati.
Il sistema dei bisogni
È, in sostanza, la società civile di Adam Smith: “nella società civile ciascuno è fine a se stesso, ogni cosa per lui è nulla. Ma senza rapporto con gli altri esso non può conseguire l'ambito dei suoi fini. Ma il fine particolare, mediante il rapporto con gli altri, si dà la forma dell'universalità e si appaga, poiché esso, insieme, appaga nello stesso tempo il benessere altrui.”
La società ingiusta
Ma questa situazione non è idillica: si forma infatti una massa enorme di plebe, cui corriponde la “concentrazione in poche mani di ricchezze sproporzionate” (contro l'ottimismo e il lassaiz faire di Adamo Smith)
Dalla società civile ( i tre momenti) allo Stato
La situazione descritta corrisponde in particolare al primo momento:
Il sistema dei bisogni da cui nasce il lavoro
gli altri due momenti sono:
L'amministrazione della giustizia
La polizia e la corporazione
grazie all'insieme di questi momenti, l'individuo riceve una formazione esperimenta le oggettive connessioni universali, che lo collocano all'altezza dell'unità organica universale che è lo Stato.
Lo Stato
Hegel respinge le teorie contrattualiste, giusnaturaliste e democratiche circa l'origine e la natura dello Stato, che ha in sé la sua giustificazione, ed è superiore agli individui. Lo stato hegeliano non è uno Stato ideale dell'avvenire: è lo Stato che si è effettivamente realizzato: cio che è reale è razionale. Esso è sostanza etica. Stato etico, cioè l'identità collettiva (hetos) di un popolo, l'insieme vivente dei suoi valori storicamente divenuti.
(pag. 944)
I momenti dello Stato
Questa “idolatria” non porta però Hegel a giustificare il “dispotismo”: lo Stato opera tramite le leggi (stato di diritto). Tant'è vero che egli prevede un potere legislativo (con una camera alta e una camera bassa), un potere governativo e un potere monarchico. I Momenti dello Stato sono:
Diritto interno
Diritto estermo
Storia del mondo
(pagg. 944,45, 46)
Lo Stato prussiano come punto di arrivo dello sviluppo dello Spirito
La teoria hegeliana dello stato come unità organica e razionale (la famiglia è solo sentimentale) ha suscitato un vasto dibattito e accuse di statolatria.
Marx criticherà Hegel perchè nella sua dottrina è lo Stato che conferisce realtà agli individui, che ne risultano subordinati.
Per Hegel la forma migliore di governo è la Monarchia costituzionale, dove la costituzione è anch'essa il prodotto storico dello spirito del popolo. Ogni stato è in sé limitato, e la sua reltà si svolge nella Storia universale, confluendo nello Spirito del Mondo. Giustificazione della guerra.

Schopenhauer

Schopenhauer: il mondo fenomenico
Partendo dalla filosofia di Kant, Schopenhauer concepisce il mondo come rappresentazione, costruito dalle strutture a priori dello spazio,del tempo e della causalità.
Questo è il mondo FENOMENICO, conoscibile e razionale

Il mondo nuoumenico
Ma la realtà autentica è nascosta dietro il mondo fenomenico, e ad essa si accede non attraverso l'intelletto, bensì attraverso il corpo: il nostro corpo è infatti la sede dell'istinto e, dei desideri e della volontà: laVOLONTA' è la cosa in sé che costituisce la realtà e che sta dietro il mondo fenomenico: essa è il velo di Maya.

Il mondo come rappresentazione
La conoscenza del mondo fenomenico è possibile mediante:
le tre strutture a priori dell'intelletto (quindi i fenomeni sono conoscibili come rappresentazioni) che sono:
Lo spazio
Il tempo
La ragion sufficiente (che si compone di: necessità fisica – causalità - ; necessità logica – ragionamenti - ; necessità dell'essere – matematica - ; necessità morale – motivazione .
La conoscenza che così si ottiene è razionale e dotata di senso MA illusoria, perché essa non riguarda che lo schermo (velo di Maya) dietro il quale si cela la cosa in sé

La nozione di rappresentazione
Infatti: noi conosciamo le cose in base ad un principio (di ragione sufficiente) che è in noi e non nelle cose. Inoltre il principio di ragion sufficiente si applica alle nostre rappresentazioni e non al mondo reale.
Il mondo della reppresentazione è governato dal determinismo e da meccanicismo. L'unica eccezione è rappresentata dalle azioni, di cui non conosciamo la causa, ma solo le motivazioni, che essendo interiori all'individuo, sfuggono a una precisa osservazione.

I riferimenti di Schopenhauer
I Veda
Platone
Kant

La volontà
Entriamo in relazione con la cosa in sé (per cui è vano l'intelletto, come altri argomenti avevano detto Schelling e Hegel) attraverso il corpo, che è la sede delle passioni, degli istinti e in cui si manifesta la volontà (anche se esso appartiene anche alla rappresentazione come un corpo tra i corpi)

Il corpo come oggettivazione della volontà
Il corpo è l'oggettivazione della volontà come forza universale, a-razionale, privo di finalità:
L'apparato digerente è l'incarnazione della fame, ecc.
In questo senso i corpi non sono altro che determinazioni singolari della volontà: non sono davvero nostri; piuttosto noi siamo della volontà

Il pessimismo
L'universo non ha scopo
È irrazionale
La morte è l'orizzonte della nostra esistenza
Il piacere è solo assenza di dolore
La noia è l'alternativa al dolore
La società è dominata dall'egoismo e dai conflitti
La storia non ha senso

L'oggettivazione della volontà negli individui
La volontà è una forza cosmica, eterna, incausata, irrazionale, cieca.
Essa si oggettiva prima nelle idee (Platone) che sono gli archetipi delle cose, che ne scaturiscono secondo un ordine gerarchico.
Gli individui non hanno alcun valore per la volontà, a cui semmai stanno a cuore le specie
La volontà si manifesta in un conflitto permanente, in un lotta cannibalesca, di tutti con tutti.

L'esistenza dell'individuo
Se l'individuo non ha nessun valore per la volontà ed è solo il campo di battaglia , esso è però cosciente dell'azione che avviene in lui. (vocazione metafisica che lo distingue dagli altri viventi: si chiede il perché)
Ciò pone le premesse per una sua liberazione

La trappola del piacere
La vita umana è uno spasimo continuo verso un bisogno da placare che continuamente si riproduce.
La noia corrisponde alla intuizione del nulla
La temporanea cessazione del dolore inganna l'uomo e gli fa desiderare la vita
L'amore sessuale è il mezzo attraverso cui la volontà perpetua se stessa attraverso gli individui, che si trasmettono questa Lue l'un l'altro, condannandosi al dolore (rifiuto del sesso)
No al suicidio

Liberazione dalla volontà vuol dire liberazione dalla individualità
L'arte (nella contemplazione estetica il soggetto diviene impersonale e l'oggetto rappresenta l'idea)
L'etica (attraverso la com-passione si partecipa al dolore universale e ci si riconosce in ogni essere). L'amore come àgape (carità e dono). Demistificazione dei valori morali e della loro pretesa purezza (derivano dalla conveninza e dai calcoli)
L'ascesi vengono rinnegati i propri istinti e la propria individualità, spegnendo la volontà in sé (noluntas)

Schopenhauer e il buddismo
Schopenhauer fa riferimento più volte al buddismo e alle sue vie per il supoeramento del desiderio. Ma in Schopenauer il fine non è propriamente il Nirvana buddista (il nulla inteso come rimozione di ogni desiderio)
Per Schopenahuer si tratta di una condizione di superamento della individualità e dei suoi conflitti e rappresentazioni, caratterizzato dalla beatitudine e dalla quiete.

Slide Kierkegaard

Kierkegaard , Le parole chiave
Singolo vs la Ragione (in particolare hegeliana) che lo assorbe e lo dissolve
Soggettività della verità vs oggettivismo (la verità è tale quando è per me)
La possibilità e la sua relazione con il Nulla e la Libertà
Il Cristianesimo e la valorizzazione della singolarità dell'uomo nel suo rapporto esclusivo con Dio
Aut-aut
La vita estetica e il suo sbocco nella disperazione
La vita etica che implica l'assunzione del dovere come orizzonte (anche se le regole sono esterne) e la responsabilità verso tutto il proprio passato che porta al pentimento. Nel pentimento avviene l'apertura a Dio: “il pentimento dell'individuo coinvolge se stesso, la famiglia, il genere umano, finché egli si ritrova in Dio. Solo a questa condizione egli può scegliere se stesso.”

Timore e tremore
Tra vita etica e vita religiosa non c'è continuità: la fede comporta un salto; essa è assurda.
La vicenda di Abramo

Kierkegaard e il cristianesimo
Kierkegaard polemizza con le confessioni cristiane e rimprova loro di aver ridotto la fede a una precettistica morale e a una dottrina filosofica (qui sta in particolare il pericolo della filosofia hegeliana) in cui Dio diviene un ente razionale, e l'essere cristiani un fatto di cultura (abitudini, tradizioni, ecc.)
Kierkegaard parla di “ateismo cristiano” che identifica nella ricerca della felicità finita (nei beni umani) per paura della verità e della morte per le quali è necessario vivere l'angoscia (la fede è certezza angosciosa). Bisogna tornare alla vita cristiana delle origini, fatta di abnegazione e ascesi.

Il concetto di angoscia
Si analizza il rapporto dell'uomo con il mondo
L'angoscia si distingue dalla paura (che nasce dall'eventualità di un male determinato) perché è puro sentimento del possibile.
Adamo, l'innocenza, la tentazione angosciante della possibilità di potere. Le infinite esistenze che precipitano nel nulla. La scelta di Adamo e il peccato con cui l'angoscia diviene consapevolezza della possibilità di peccare.

La malattia mortale
Il tema è la disperazione e non riguarda più il rapporto con il mondo, ma con se stesso.
L'io può scegliere se stesso (la propria finitezza), senza però aver pace.
Ma può anche scegliere di non essere se stesso: così si pone in una condizione impossibile perché vuole rompere con il rapporto con sé che è costitutivo del suo io.
Questa è la malattia mortale questa penosa incapacità di dare una soluzione al problema del rapporto con sé, nella quale moriamo e non moriamo: morire la morte è vivere sperimentando la morte.

Disperazione e fede
Dalla disperazione si apre la via verso la grazia
La totale solitudine pone il singolo di fronte a Dio e alla possibilità della scommessa (Pascal) nella fede nell'assolutamente trascendente rispetto al mondo (al conformismo della comunità e alle convenienze individuali)
L'incarnazione di Cristo (un assurdo per la ragione in quanto implica l'eternità immutabile che entra nel tempo, si fa storia) apre alla fede, che è una rivoluzione interiore contro l'ordine costituito (qualsiasi sia) perché guarda oltre esso (non è di questo mondo) ma per questo entra in conflitto con il mondo.

Hegel Phänomenologie des Geistes

Hegel La Fenomenologia dello Spirito
Pubblicata nel 1807, segna il distacco dalla filosofia di Schelling, che Hegel respinge (“la notte in cui tutte le vacche sono nere”) perché sopprime di fatto la dialettica e fa dell'assoluto unità indifferenziata in cui non può esserci sviluppo.

La struttura dell'opera
Coscienza (conoscenza dell'oggetto)
Autocoscienza (consapevolezza di sé)
Ragione (sintonia di soggetto e oggetto, dove il primo trova nel secondo la propria ragione)
Spirito (la ragione si realizza nella storia e nel legame sociale)
Religione
Sapere Assoluto

Fenomenologia come Bildungsroman
La Fenomenologia ricostruisce la storia della coscienza, che è già avvenuta. Ma deve riappropriarsene per divenire cosciente del suo essere parte di un processo universale. Per questo la F. è stata definita un Bildungsroman.

La Coscienza
Certezza sensibile (il “questo” hic et nunc)
Percezione (l'unicità dell'oggetto e le sue molteplici proprietà)
Intelletto (la “forza” dietro il fenomeno è nulla e il fenomeno è la coscienza, che diviene auto-coscienza)

L'autocoscienza
L'esigenza del riconoscimento e la lotta a morte
Il servo e il signore
L'inversione dei ruoli
La funzione del lavoro
Stoicismo e scetticismo
La coscienza infelice

La coscienza infelice
La verità del mondo è nulla, solo Dio infinito vale
L'ebraismo: Dio padrone assoluto e inaccessibile
Il cristianesimo medievale: Dio si fa uomo, l'Infinito si incarna, ma il sepolcro è vuoto e la coscienza resta infelice perché Dio è irraggiungibile (devozione, fare, mortificazione di sé)

Il passaggio alla Ragione
La coscienza supera la religiosità vissuta come scissione e infelicità vedendo nella ragione il principio e il fondamento della realtà e quindi riconoscimento il se stessa il fondamento del mondo
Storicamente ciò si verifica nel Rinascimento e nella modernità

La ragione
Ragione osservativa
Ragione attiva
Individualità in sé e per sé

Il passaggio allo Spirito
Se ci si pone dal punto di vista dell'individuo, si è condannati a non raggiungere l'universalità. Solo lo Spirito (un Io che è un Noi), cioè una comunità etica e uno Stato possono realizzare questo obiettivo

venerdì 8 aprile 2011

Marx

Marx
Le opere da ricordare: Critica della Filosofia del diritto di Hegel, manoscritti economico-filosofici, tesi su Feuerbach, L’ideologia tedesca, manifesto del partito comunista, per la cirica dell’economia politica, Il capitale, Critica del programma di Gotha.
Il marxismo
Si pone come un’analisi globale della società e della storia
Comprende indagini di carattere filosofico, storico, economico, sociologico, politico …
È una teoria intesa a sostenere la trasformazione rivoluzionaria della società (“i filosofi hanno solo interpretato il mondo; si tratta ora di cambiarlo” (XI tesi su Feuerbach)
Teoria e prassi sono un’unica realtà, che risulta divisa solo a causa della distorsione prodotta dal modo capitalistico di produzione

La critica al misticismo logico di Hegel
Hegel-Marx: un rapporto profondo
Il rovesciamento del rapporto pensiero-realtà si risolve in una volgare empirìa, in cui i dati di fatto diventano manifestazioni razionali e necessarie dello Spirito. La loro “sacralizzazione” fa dell’hegelismo un’apologia degli assetti di potere esistenti.
Marx e Feuerbach
Feuerbach ha ragione quando rivendica il primato degli individui umani viventi contro l’idealismo di Hegel
Ma sbaglia quando dimentica che l’uomo coincide che il suo divenire nella storia
Non esiste l’uomo naturale di Feuerbach: l’uomo è sempre determinato dalle condizioni storiche in cui vive

La critica alla teoria della alienazione religiosa di Feuerbach
Il naturalismo dell’idea di uomo non consente a Feuerbach di cogliere la vera radice del fenomeno religioso
L’alienazione religioso non dipende infatti da una astratta natura umana, ma dall’assetto disumano della società
“La religione è il gemito della creatura oppressa, l’animo di un mondo senza cuore, così com’è lo spirito di una condizione di vita priva di spiritualità” (Crit. Fil. del diritto)
Feuerbach: il problema irrisolto del cambiamento
Quella di F. è filosofia tendenzialmente contemplativa e teoretizzante (tesi XI)
Inoltre quando parla del cambiamento lo lega quasi esclusivamente alla dimensione culturale, coscienziale”.
Non basta mutare idee con altre idee, così si perde di vista l’esigenza di mutare le condizioni sociali concrete che hanno prodotto quelle idee (le pecore che si credono lupi e la metafora degli uomini che annegano perché temono la gravità ne L’ideologia tedesca)

Il materialismo storico
Il processo storico è determinato dalle condizioni economiche e dai rapporti che si creano a partire da esse
Queste condizioni sono e questi rapporti sono “determinati, necessari, indipendenti dalla loro volontà” (dalle Prefazione del 1859) E’ la struttura
Da essa si “eleva una soprastruttura giuridica e politica (e) alla quale corrispondono forma determinate della coscienza sociale … Non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma è, al contrario, il loro essere sociale che determina la loro cosceinza.”
La prassi e il rapporto soggetto oggetto
Questi rapporti che formano l’uomo sono il risultato della sua prassi
Con la prassi l’uomo interiorizza la natura e si relazione agli altri uomini
In particolare con il lavoro si riconosce nel suo prodotto e come individuo e si riconosce come essere sociale nella produzione comune.

Le società disumanizzanti
Ma nella società borghese il lavoro è alienato
E la coscienza sociale diviene ideologia
I significati di ideologia come falsa coscienza = natura vs storia; le idee separate dalla realtà
Il rapporto struttura soprastruttura
Un rapporto indiretto e reciproco
“Secondo la concezione materialistica della storia il fattore che in ultima istanza è la produzione e la riproduzione della vita reale. Di più non fu mai affermato né da Marx né da me. Se ora qualcuno travisa le cose, affermando che il fattore economico sarebbe l’unico fattore determinante, egli trasforma quella proposizione in una frase vuota, astratta, assurda.”

La critica all'economia borghese
Espressione teorica della società borghese ma anche ideologia
Il carattere ideologico è dimostrato dall’incapacità di dar conto dell’arcano del modo di produzione capitalistico
Sfruttamento e alienazione (i 4 significati)
Il feticismo delle merci.
Da dove il profitto?
Valore d’uso = qualità intrinseca storicamente reale
Valore di scambio = rapporto tra due quantità indifferente alle proprietà e agli usi.
Il valore di scambio presuppone un fondamento comune del valore; questo fondamento è il lavoro socialmente necessario a produrre ogni determinata merce.

Lavoro e forza-lavoro
Nella società capitalistica il lavoro diventa forza lavoro, cioè merce (origine storica della forma di merce del lavoro).
Il suo valore è quindi lo stesso di ogni altra merce = la quantità di tempo di lavoro socialmente necessario per (ri)-produrla
Ci sono però due specificità:
Il lavoro è una merce pensante
Il valore d’uso della forza-lavoro è maggiore del suo valore di scambio
L’origine del plusvalore:lo sfruttamento
Il lavoratore eroga la sua energia per un tempo superiore a quello richiesto per riprodurre il suo costo – salario –
Il valore generato nel tempo eccedente produce un valore – plusvalore – di cui si appropria il capitalista
Per questo il lavoro viene definito capitale variabile: esso infatti non si limita a trasferire nelle merci prodotte il proprio valore, ma genera un valore maggiore, variabile.
Capitale costante e Capitale variabile
Il capitale costante (c) corrisponde alla somma dei costi dei mezzi di produzione (macchinari, materie prime , ecc.)
Il capitale variabile (v) corrisponde alla somma dei salari che retribuiscono il lavoro erogato
Il saggio del plusvalore


plusvalore
Saggio di plusvalore = _____________
capitale variabile
Se v = 10 e pv = 5 il saggio di pv sarà ½ che in % corrisponde a 50%
Il saggio del profitto

È il rapporto tra plusvalore (pv) e C (c+v)

Se pv è 5, c è 20 e v 10, il saggio di profitto (pr) sarà 5:30 = 1/6 = 16, 6%
D-M-D¹
Il fine del Capitale è il suo accrescimento, cioè il profitto che dipende dal saggio di plusvalore
Plusvalore assoluto e relativo
Savrapproduzione e caduta del saggio di profitto

La critica allo stato moderno
La scissione tra società e Stato (sfera priva e sfera pubblica della cittadinanza e del bene comune)
Ma il cielo dello Stato è illusorio: lo stato incarna gli interessi delle classi dominanti
L’individualismo e l’atomismo della società borghese

Il liberalismo
La teoria liberale non fa che riprodurre questa scissione con un falso egualitarismo (solo giuridico), una falsa libertà (contraddetta dalle diseguaglianze sociali) e una rappresentanza che si basa sulla scissione tra le sfere private e pubbliche, oltre ad essere basata sulla discriminazione per censo