Lettori fissi

sabato 9 aprile 2011

Schopenhauer

Schopenhauer: il mondo fenomenico
Partendo dalla filosofia di Kant, Schopenhauer concepisce il mondo come rappresentazione, costruito dalle strutture a priori dello spazio,del tempo e della causalità.
Questo è il mondo FENOMENICO, conoscibile e razionale

Il mondo nuoumenico
Ma la realtà autentica è nascosta dietro il mondo fenomenico, e ad essa si accede non attraverso l'intelletto, bensì attraverso il corpo: il nostro corpo è infatti la sede dell'istinto e, dei desideri e della volontà: laVOLONTA' è la cosa in sé che costituisce la realtà e che sta dietro il mondo fenomenico: essa è il velo di Maya.

Il mondo come rappresentazione
La conoscenza del mondo fenomenico è possibile mediante:
le tre strutture a priori dell'intelletto (quindi i fenomeni sono conoscibili come rappresentazioni) che sono:
Lo spazio
Il tempo
La ragion sufficiente (che si compone di: necessità fisica – causalità - ; necessità logica – ragionamenti - ; necessità dell'essere – matematica - ; necessità morale – motivazione .
La conoscenza che così si ottiene è razionale e dotata di senso MA illusoria, perché essa non riguarda che lo schermo (velo di Maya) dietro il quale si cela la cosa in sé

La nozione di rappresentazione
Infatti: noi conosciamo le cose in base ad un principio (di ragione sufficiente) che è in noi e non nelle cose. Inoltre il principio di ragion sufficiente si applica alle nostre rappresentazioni e non al mondo reale.
Il mondo della reppresentazione è governato dal determinismo e da meccanicismo. L'unica eccezione è rappresentata dalle azioni, di cui non conosciamo la causa, ma solo le motivazioni, che essendo interiori all'individuo, sfuggono a una precisa osservazione.

I riferimenti di Schopenhauer
I Veda
Platone
Kant

La volontà
Entriamo in relazione con la cosa in sé (per cui è vano l'intelletto, come altri argomenti avevano detto Schelling e Hegel) attraverso il corpo, che è la sede delle passioni, degli istinti e in cui si manifesta la volontà (anche se esso appartiene anche alla rappresentazione come un corpo tra i corpi)

Il corpo come oggettivazione della volontà
Il corpo è l'oggettivazione della volontà come forza universale, a-razionale, privo di finalità:
L'apparato digerente è l'incarnazione della fame, ecc.
In questo senso i corpi non sono altro che determinazioni singolari della volontà: non sono davvero nostri; piuttosto noi siamo della volontà

Il pessimismo
L'universo non ha scopo
È irrazionale
La morte è l'orizzonte della nostra esistenza
Il piacere è solo assenza di dolore
La noia è l'alternativa al dolore
La società è dominata dall'egoismo e dai conflitti
La storia non ha senso

L'oggettivazione della volontà negli individui
La volontà è una forza cosmica, eterna, incausata, irrazionale, cieca.
Essa si oggettiva prima nelle idee (Platone) che sono gli archetipi delle cose, che ne scaturiscono secondo un ordine gerarchico.
Gli individui non hanno alcun valore per la volontà, a cui semmai stanno a cuore le specie
La volontà si manifesta in un conflitto permanente, in un lotta cannibalesca, di tutti con tutti.

L'esistenza dell'individuo
Se l'individuo non ha nessun valore per la volontà ed è solo il campo di battaglia , esso è però cosciente dell'azione che avviene in lui. (vocazione metafisica che lo distingue dagli altri viventi: si chiede il perché)
Ciò pone le premesse per una sua liberazione

La trappola del piacere
La vita umana è uno spasimo continuo verso un bisogno da placare che continuamente si riproduce.
La noia corrisponde alla intuizione del nulla
La temporanea cessazione del dolore inganna l'uomo e gli fa desiderare la vita
L'amore sessuale è il mezzo attraverso cui la volontà perpetua se stessa attraverso gli individui, che si trasmettono questa Lue l'un l'altro, condannandosi al dolore (rifiuto del sesso)
No al suicidio

Liberazione dalla volontà vuol dire liberazione dalla individualità
L'arte (nella contemplazione estetica il soggetto diviene impersonale e l'oggetto rappresenta l'idea)
L'etica (attraverso la com-passione si partecipa al dolore universale e ci si riconosce in ogni essere). L'amore come àgape (carità e dono). Demistificazione dei valori morali e della loro pretesa purezza (derivano dalla conveninza e dai calcoli)
L'ascesi vengono rinnegati i propri istinti e la propria individualità, spegnendo la volontà in sé (noluntas)

Schopenhauer e il buddismo
Schopenhauer fa riferimento più volte al buddismo e alle sue vie per il supoeramento del desiderio. Ma in Schopenauer il fine non è propriamente il Nirvana buddista (il nulla inteso come rimozione di ogni desiderio)
Per Schopenahuer si tratta di una condizione di superamento della individualità e dei suoi conflitti e rappresentazioni, caratterizzato dalla beatitudine e dalla quiete.

Nessun commento: