La Filosofia medievale
La filosofia nel medioevo coincide con la Scolastica, cioè con la filosofia e la teologia insegnate nelle “scholae” (e successivamente nelle università) in un arco di tempo che va dall’ VIII al XIV secolo.
Di solito si individuano 4 periodi: prescolastica (VIII-IX secolo); alta scolastica (XI- fine del XII); seconda scolastica (XIII secolo); dissoluzione della scolastica (XIV secolo)
Il termine stesso fa comprendere che la filosofia e la teologia in questo periodo sono pensate in un rapporto molto stretto con l’insegnamento
Il metodo scolastico
La verità non è più concepita come una ricerca originale e individuale, ma come uno sforzo collettivo per chiarire e approfondire, entro i limiti del magistero ecclesiastico, la verità rivelata da Dio.
Assume quindi un peso enorme l’interpretazione delle auctoritates (apostoli, padri della Chiesa, Concili, ecc.)
L’attività nella schola si articola in Lectio (lettura ad alta voce e commento di un testo); Disputatio (discussione di una quaestio, cioè di un problema, attraverso la comparazione dei pareri delle auctoritates) Abelardo (1079-1142) fissa nel Sic et non il metodo della disputatio.
I principali momenti della scolastica fino al XII secolo
La filosofia islamica e il suo apporto
Pro e contro la ragione filosofica: Algazel (al-Ghazali, scrive la distruzione dei filosofi e Averroè, Ibn-Rushd risponde con La distruzione della distruzione dei filosofi)
Avicenna, Ibn-Sina, “platonico”
Averroè, aristotelico. Grazie a lui Aristotele torna in Europa
La questione degli universali
Nominalismo: vox
Realismo : res
San Tommaso
Essere, essenza, esistenza
Le prove dell’esistenza di Dio
La dissoluzione della scolastica
Ruggero Bacone (1210-1292): la verità deriva da un progresso costante delle facoltà e della tecnica e più che l’autorità vale l’esperienza)
Guglielmo di Ockham (1280-1349): la scienza si basa sull’esperienza (empirismo); l’universale è solo una convenzione che permette di usare un unico segno per molte cose; conosciamo solo le qualità e mai le sostanze; il principio di causa non esiste; credere è un puro atto della volontà.